DALLE ALPI CARNICHE AI BALCANI, AIUTI PER I BAMBINI MALATI IN BULGARIA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 15 del 30 marzo 1998]

Argia Scarsini, da buona friulana, anzi carnica di Tolmezzo, non è tipa da farsi prendere in giro facilmente, per cui quando scopre che gli aiuti umanitari destinati ai bulgari più bisognosi spariscono misteriosamente nelle cantine di qualche furbacchione, prende in mano la situazione consegnando personalmente i pacchi di alimentari e abbigliamento, e documentando tutto perfino con delle fotografie.

LA FONDAZIONE per la quale la signora Scarsini è attiva a Sofia si chiama Italia-Lussemburgo, poiché fin dal 1966 ha lavorato nel granducato come segretaria e stenografa della DG2 del parlamento europeo. Ma nel 1984 capita per la prima volta in Bulgaria per una cura termale a Potorie, dove si fa molti amici. Progressivamente mette radici in questo paese cominciando ad aiutare i conoscenti personali, come la dottoressa che la ospita, per poi passare alla grande responsabilità si gestire una fondazione.

AD AIUTARLA con 150 pacchi di aiuti umanitari di 16-20 kg l’uno sono soprattutto la signora Rosa Pia Faverio, con donazioni equivalenti a 3.000 dollari all’anno, e suor Mariana delle agostiniane di Celle ligure. Altri che contribuiscono comprendono la Caritas, e la Tavola rotonda di donne e uomini di Woldbredumus (Lussemburgo). Questi pacchi vengono distribuiti da Argia Scarsini,, nata un 23 maggio sotto il segno dei gemelli, alle suore carmelitane (ulitsa Asen Zlatarov) e all’ospizio di Binden, Ecco di seguito la traduzione in sintesi di un articolo pubblicato dal periodico lussemburghese francofono Journal del 26 settembre 1997.

Nel mese di novembre 1996 è stata creata una fondazione, che da allora ricerca attivamente contributi in Lussemburgo per venire in aiuto ai bambini malati in Bulgaria. Più precisamente, si tratta di sostegni materiali a circa 60 bambini tubercolotici della Clinique S.te Sophie di Sofia. Considerando la penuria cronica delle casse statali bulgare, in questo ospedale manca praticamente tutto quanto sarebbe necessario per fornire le prestazioni mediche ai bambini malati. I promotori della Fondation amis de la Bulgarie intendono aiutare questi bambini. La fondazine è stata creata e registrata nella capitale bulgara da una ex funzionaria del Parlamento europeo residente in Lussemburgo, la signora Argia Scarsini, che, durante una visita a Sofia era incappata casualmente in un ospedale pediatrico. Nel giro di pochi mesi la signora Scarsini è riuscita a raccogliere circa 140.000 franchi lussemburghesi, che ha fatto pervenire all’ospedale sotto forma di beni materiali. Da allora trascorre quanto più tempo possibile nella capitale bulgara al fine di portare avanti le sue azioni di sostegno, malgrado le insidie della burocrazia bulgara che sovente le dà del filo da torcere.

L’INTERNATIONAL WOMEN’S CLUB

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 15 del 30 marzo 1998]

L’attuale presidente dell’International women’s club (IWC) di Sofia è una gentile signora nata in Russia che parla molto bene anche l’italiano poiché molti anni fa ha sposato colui che poi sarebbe diventato l’attuale direttore dell’Istituto commercio estero (ICE) in Bulgaria, il dottor Rocco Gioffrè.

NATALIA GIOFFRE’ segue il marito nelle diverse destinazioni della sua carriera, da Vienna a Mosca, Vancouver, Kuala Lumpur, Dublino, Roma e infine qui da ormai tre anni. In ognuno di questo luoghi, dei quali porta con sé bellissimi ricordi dalle foreste canadesi al clima tropicale malese, si attiva in iniziative sociali promosse dagli ambienti della comunità internazionale fino appunto a divenire presidente di questa associazione senza fini di lucro. L’IWC è frequentemente mal presentato dalla stampa bulgara, che tende a dipingerlo come il club delle mogli degli ambasciatori, casalinghe annoiate che si riuniscono per giocare a bridge e chiacchierare prendendo il tè coi pasticcini.

UN’IMMAGINE QUESTA stridente con la realtà del club, a giudicare dalle intense attività dell’anno scorso, culminate nel periodo natalizio nelle encomiabili iniziative di beneficenza del Christian charity board alla NDK e della rappresentazione de Il barbiere di Siviglia (vedasi in proposito il numero 7 di ITALIANI IN BULGARIA), che hanno consentito la raccolta di quasi 20.000 dollari ad un ospedale bisognoso (il centro repubblicano di ortopedia delle protesi e riabilitazione post-chirurgica). Si tratta dell’unico ospedale in Bulgaria specializzato nella chirurgia e riabilitazione degli invalidi, nella fisioterapia post-operatoria e negli arti artificiali. Quattro complessi dispositivi multiuso per la meccanoterapia degli arti inferiori e superiori sono stati donati dall’IWC, già consegnati ed accettati con gratitudine dal direttore del centro, il dottor Veselin Ivanov. Altri istituti che in passato hanno beneficiato delle attività di raccolta fondi dell’IWC includono l’ospedale oncologico per bambini Regina Giovanna, l’ospedale di chirurgia pediatrica Pirogov, l’ospizio di Knyazhevo, gli orfanotrofi di Pernik e di Losenets, il sanatorio di Iskrets.

IL CLUB DI SOFIA è stato fondato nel marzo del 1989 ed è cresciuto fino a 160 membri di 37 paesi. Il gruppo più numeroso è rappresentato da 18 organizzatissime signore della rappresentanza statunitense e vi si conta anche un numero significatico di signore olandesi e britanniche, anche perché la lingua ufficiale di comunicazione è l’inglese, la cui buona conoscenza è richiesta come condizione per poter aderire. Le altre quattro signore italiane, oltre alla presidente Gioffrè, sono lo signore Celeste, Fossa Margutti, Miccoli e Troise, quest’ultima moglie dell’ambasciatore ed anche presidente onoraria del Comitato italiano Sofia (CIS). L’unica critica che poteva essere sollevata al club è che il suo statuto riservava l’iscrizione alle sole cittadine straniere, per cui si notavano vistore assenze come Mihailova, Stoyanova, Kostova, Sofianska, Popotodorova… Ma di recente sono stati aaportati degli emendamenti allo statuto del club, per cui è consentita entro certi limiti l’iscrizione anche delle signore bulgare.

CONCLUDIAMO la visita alla gentile signora Gioffrè (certifichiamo che non ci ha offerto il tè, né abbiamo giocato a bridge) +, cercando di scoprire di più sulla sua vita privata, ma è molto riservata e non riusciamo a strapparle altro che è del segno dell’acquario, quindi il suo hobby è soprattutto leggere libri mentre nin si sente portata a praticare sport, e d’altronde le rimane poco tempo libero. Però abbiamo scoperto che la signora Natalia ha due figlie che vivono a Roma: Ingrid, ancora molto giovane per decidere cosa fare nella vita, e Cristina, che ha recentemente dato ai coniugi Gioffrè la gioia del nipotino Giovanni. Natalia Gioffrè parla anche bulgaro e un po’ di tedesco, oltre all’italiano e naturalmente il russo e l’inglese: è quest’ultima l’unica lingua con cui potete mettervi in contatto con il club per avere maggiori informazioni dalla coordinatrice delle iscrizioni Sally Hoover.

LA BRAVA KRASY SALVA LA FACCIA DELLA AUSTRIAN

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 15 del 30 marzo 1998]

DOMENICA 22 MARZO il nostro lettore Roberto Aresu ha la disavventura di perdere il biglietto aereo che nel pomeriggio dovrebbe riportarlo da Sofia a Duesseldorf via Vienna. Al desk della compagnia austriaca in aeroporto viene accolto a pesci in faccia dall’impiegato di turno, che, incredibile ma vero, non parla il tedesco (Aresu lavora da anni in Germania e non sa il bulgaro), ma gli fa capire che non lo lascerà imbarcare nonostante abbia prodotto il numero del biglietto e le altre informazioni necessarie.

NON SAPENDO PIU’ che pesci pigliare, Aresu ci chiama in redazione con un disperato grido di aiuto. Per tutto il pomeriggio segue un concitato giro di telefonate con cui lo mettiamo in contatto con l’ufficio Austrian airlines a Duesseldorf e con quello centrale a Vienna, ma l’unica persona che riesce finalmente a risolvere la situazione è da casa sua l’impiegata locale dell’Austrian Krassimira Nikolova, alla quale Aresu può addirittura rivolgersi nella sua madrelingua. Infatti Krasy è cresciuta nella scuola Alitalia dell’ufficio di Sofia, nell’efficientissimo team di Corrado Maraviglia.

QUESTO EPISODIO, più che un altro duro colpo allo stereotipo dell’efficienza teutonica, rappresenta una ulteriore dimostrazione della reale volontà della nostra compagnia di bandiera di operare competitivamente in vista della privatizzazione, tanto che il personale meglio qualificato le viene “rubato” da altre compagnie. Intanto Aresu, che da sardo non è tipo dalla memoria corta, nella sua lettera di protesta all’ufficio Austrian di Duesseldorf segnalerà anche l’unica nota positiva: la gentilezza della loro impiegata e nostra amica Krasy, addestrata però dall’Alitalia. Auf wieder sehen…

AUTONOMIE LOCALI

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 15 del 30 marzo 1998]

SI NOTA UN PROGRESSO nell’autogoverno municipale in Bulgaria,, che il Consiglio d’Europa incoraggerà, ha dichiarato a Dobrich il nostro connazionale Giuseppe Tessari della delegazione che sta controllando l’applicazione della democrazia nei governi locali. La delegazione ha compilato un rapporto per lo sviluppo di questa democrazia locale, che sarà presentato alla prossima assemblea plenaria dei congressi dei governi municipali e regionali del Consiglio europeo del 26-27 maggio. Al confronto con la situazione del 1996, quando la Bulgaria fu “ispezionata” per la prima volta, ora l’autonomia dei comuni è stata valutata ad un livello più alto. Gli inviati europei hanno consigliato che il posto di governatore regionale divenga elettivo.

L’ANTIMAFIA TURISTICA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 15 del 30 marzo 1998]

I DEPUTATI dell’Unione delle forze democratiche (SDS) Yordan Tsonev (presidente della commissione parlamentare “antimafia”) e Hristo Biserov (presidente della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale) hanno visitato Roma il 15 marzo scorso, invitati da un membro della commissione antimafia del Senato italiano. I due deputati, riferisce la stampa bulgara, studieranno ed impareranno dall’esperienza italiana nella lotta contro la mafia… Una tale affermazione sembrerebbe di per sé già abbastanza paradossale, e qualche lettore si sta già spanciando dal ridere (per non piangere), ma aspettate di leggere il resto, ancora più “divertente”.

L’ONOREVOLE TSONEV, infatti, più che imparare qualcosa forse ce la dovrebbe insegnare: è sotto accusa per corruzione da parte degli stessi iscritti della SDS di Burgas (il suo collegio di elezione) per avere agito come intermediario nella vendita di un terreno alla Shell per costruire una stazione di servizio. Praticamente lo Tsonev avrebbe venduto alla Shell un terreno che non apparteneva a lui ma alla cooperativa Hristo Botev, per cui la compagnia petrolifera anglo-olandese avrebbe pagato due volte per non avere ancora ottenuto il permesso municipale di costruire la stazione di servizio. Per di più Tsonev non ha pagato le tasse.

QUANTO A BISEROV, non è implicato in scandali ma è piuttosto un esperto in gite turistiche romane: anni fa fu invitato a un congresso nella capitale italiana, volo e albergo (quasi una settimana) pagati dall’organizzazione, ma nella sala congressuale non lo si vide mai… Insomma, potevate aspettarvi che facessimo la solita critica alla demagogica lotta alla mafia, che non potrà mai funzionare veramente finché il mercato nero delle droghe viene sostanzialmente appaltato alle mafie stesse dai governi proibizionisti. Ecco invece un altro paio di domande retoriche per le nostre autorità “antimafia”: chi ha invitato Tsonev? E chi gli ha dato il visto?

HERITAGE BULGARO

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 14 del 16 marzo 1998]

È questo il nome di una bella collana di quattro volumi della casa editrice Kibea che spiega la storia bulgara in maniera chiara e concisa, accompagnando i testi in inglese con splendide illustrazioni a colori. Il primo della serie, Rulers od Bulgaria, parte dalle radici dello stato bulgato con Khan Kubrat e in ordine cronologico arriva ai tempi moderno con Chervenkov (1950-56), Zhivkov (1956-89) e Zhelyu Zhelev (1990-96), gli unici tre senza barba e baffi su un totale di 36 khan, tsar, nobili e statisti. Altrettanto bello e interessante è il secondo volume, Spriritual leaders of Bulgaria, che comincia naturalmente con i santi Cirillo e Metodio, passa attraverso un’altra trentina di santi, educatori illuministi e rivoluzionari risorgimentali tutti con analoga percentuale di barbe e baffi, per concludersi col medico e teologo Petar Dunov, fondatore col nome di Beinsa Duno di un popolare movimento spirituale bollato come setta dalla chiesa ortodossa. Completano la serie i volumi Bulgarian writers e Bulgarian artists, che stiamo cercando nella speranza di trovarvi finalmente anche qualche donna. Ognuno di questi volumi, rilegati e stampati molto bene, costa poco più di 20mila leva in ploshtad Slaveykov.

RISATE BULGARE

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 14 del 16 marzo 1998]

È il titolo di un piacevole tascabile edito anche in lingue comprensibili (inglese, francese, tedesco) che costa solo 2.000 leva, edito da Hristo Mihov con illustrazioni di Boris Dimovski per i tipi della Interpress. Si tratta di una raccolta di oltre 250 barzellette, o meglio aneddoti popolari, suddivise in cinque sezioni. La prima è dedicata a “Petar il furbo” e non è molto divertente perché essenzialmente basata su come Petar si dimostra più furbo del turco di turno: sono aneddoti nati da un comprensibile sentimento di rivalsa verso il giogo ottomano. Invece gli altri capitoli non sono male e e aiutano anche a capire meglio il paese, prendendo in giro la proverbiale tirchieria degli abitanti di Gabrovo (quando si siedono tolgono il pantaloni per non consumarli) e la cleptomania degli abitanti del villaggio di Kozichino. Infine, non sono eccezionali neppure le storielle sugli shoppe (i “falchetti” nei dintorni di Sofia) e gli abitanti di Troyan, noti per il loro concorrere in avarizia con quelli di Gabrovo e per il loro non particolare acume. A questo proposito si nota nel libro che l’assenza di barzellette sugli abitanti di Yambol, anch’essi proverbialmente non molto acuti, e sulle donne di Pleven che, chissà perché, avrebbero un’attitudine ai facili costumi, ma nel complesso il libricino vale i 2.000 leva che viene fatto pagare.

STAMPARE SOLDI PER PERDERLI

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 14 del 16 marzo 1998]

STAMPARE SOLDI piacerebbe anche a noi, ma la nostra fotocopiatrice è già impegnata con questo bollettino! Un gentile signore italiano frequenta Sofia da un anno a questa parte per insegnare ai bulgari come far funzionare la loro nuova zecca di stato, comprata dalla compagnia per cui lavora, la De La Rue Giori, che copre il 90% del mercato mondiale delle ambite e costosissime macchine speciali: praticamente ha il monopolio del pianeta tranne il Giappone, che come al solito si è arrangiato… fotocopiando una loro macchina (imparate dai giapponesi: perché fotocopiare soldi quando si può fotocopiare la macchina per farli?)

QUELLO CHE INVECE ha scelto la via più sbrigativa è stato il governo iraniano: la macchina della De La Rue Giori l’anno usata, anziché per stampare la loro insulsa valuta, per inflazionare il dollaro americano con dieci miliardi di verdoni in pezzi da 100 falsi, costringendo Washington a introdurre il nuovo “Franklin”. Se vi chiedevate come mai gli americani sono così incavolati con Tehran, avete trovato una buona ragione. Tornando dalle nostre parti, il signore italiano è il primo ad ammettere che il desiderio di prestigio dei bulgari li ha portati a buttare via un sacco di soldi che un paese di queste dimensioni non potrà mai recuperare, ci spiega il signor X (il nostro connazionale non può rivelare il suo nome perché la Banca nazionale bulgara gli ha fatto firmare una carta dove si impegna a non rilasciare notizie sulla sua attività qui, una cosa mai capitatagli nel resto del mondo).

È lui stesso a spiegarci che l’enorme investimento bulgaro nelle macchine della sua ditta non potrà mai essere recuperato, neppure se la nuova zecca bulgara stampasse per paesi terzi, che peraltro hanno le loro macchine e non mostrano alcun interesse in questa nuova trovata bulgara, costata 17 milioni di dollari (veri) secondo la banca centrale, ma in realtà circa 200 tenendo conto della svalutazione nel frattempo. Questa montagna di soldi (di un paese povero) consente ai bulgari di stampare solo il “Levski” da mille leva, perché ancora non sanno usare le nuove macchine. Tutte le altre banconote continuano ad essere stampate dove le hanno sempre stampate: in Germania. Un paese di otto milioni di abitanti, che non consuma più di 150 milioni di banconote all’anno, ha fatto una grossa fesseria a dotarsi di una tale mega-struttura, ci spiega il nostro anonimo connazionale: “non è mica l’India o la Cina con un miliardo di pippi ciascuno”. Però bisogna sottolineare che questa scelta pazza alimentata dal demagogico orgoglio nazionalista balcanico fu fatta dal governo comunista, per cui l’attuale governo non ha colpe in questa faccenda, se non quella di avere onorato un impegno preso da altri governanti, poco interessati al bene del paese.

IL KOSOVO DI UN ITALIANO IN BULGARIA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 14 del 16 marzo 1998]

IL 1° AGOSTO 1992 parto da Sofia su una vecchia Lada alla volta del confine bulgaro-serbo di Kalotina, con poche speranze di riuscire a passarlo, invece mi lasciano entrare e va tutto bene fino a Poduevo, la prima cittadina del Kosovo sulla stra Nis-Pristina. Qui mi fermano a un posto di blocco che è una vera frontiera e trovano nella mia borsa un centinaio di copie di un giornale radicale in albanese che sto portando al nostro punto di riferimento a Pristina per gli iscritti kosovari, visto che per posta non arrivava mai niente (salvo le raccomandate r/r e a volte neanche quelle) a causa della censura del regime fascista serbo. Questo giornale non è precisamente un ottimo biglietto di visita per me: nel paginone centrale titola Milosevic killer e ne chiede l’incriminazione internazionale per il genocidio in Bosnia. Nella caserma dove mi portano (parcheggiati cannoni e autoblindo), un collaborazionista albanese traduce zelantemente il giornale mentre io in una cella con un indimenticabile, fortissimo puzzo di piscio, comincio a sospettare di essermi cacciato in un pasticcio: “a quelli come te – mi spiegano a gesti gli sbirri serbi – tagliamo tutte le dita una per una”.

NEL POMERIGGIO vengo trasferito al comando centrale di Pristina scortato da otto uomini con kalashnikov a doppio caricatore. Un funzionario di grado più alto, con l’aiuto di un interprete d’inglese, vuole sapere dove stavo portando i giornali. “In Albania – rispondo io l’unica balla che posso inventarmi – non vede che sono scritti in albanese?” Certo non suona molto verosimile che un giornale stampato a Roma per andare in Albania passi da Sofia e dalla Serbia, né giova spiegargli che qusti giornali hanno viaggiato via Londra e Budapest (il che è strano ma vero): il poliziotto pensa che lo stia prendendo per i fondelli, e non ha tutti i torti… Sono otto ore di interrogatori abbastanza corretti, senza violenze fisiche ma solo intimidazioni per farmi cantare. In effetti mi sto cagando sotto dalla paura, ma riesco a non darlo a vedere e la mia apparente tranquillità si dimostra una buona tecnica. Capiscono che potrebbero andare avanti ancora a lungo ma non rivelerò a chi stavo portando i giornali, a meno che non comincino veramente a tagliarmi le dita. Per fortuna non arrivano a tanto. A salvarmi però non è il passaporto occidentale quanto piuttosto il tesserino di giornalista parlamentare: è rilasciato dal ministero degli esteri bulgaro, scritto in cirillico.

VENGO RILASCIATO e mi vengono perfino restituiti i giornali: vogliono pedinarmi per vedere a chi li porto. Fossi scemo. Dico che ormai è tardi per andare in Albania e dirigo la Lada verso il confine bulgaro, dove non sono mai stato più contento di pagare 30 dollari di visto. Missione incompiuta; cono tornato a Sofia con le pive (anzi i giornali) nel sacco, ma almeno ho salvato le chiappe, anzi le dita. Da allora non sono più rientrato in Serbia: anche se nel frattempo ho cambiato il passaporto, la milizia è rimasta la stessa ed anche peggio. Come ha scritto The Economist, gli sbirri serbi non sono altro che dei mafiosi e terroristi in divisa.

PRODI NON FA DANNI

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 13 del 2 marzo 1998]

I lettori più sarcastici potrebbero ironizzare che di questo numero avremmo potuto cambiare la testata in PRODI IN BULGARIA, tanto è lo spazio che dedichiamo alla visita lampo del primo ministro a Sofia del 24 febbraio scorso

MA NON POTEVAMO ignorare questo evento e a Prodi deve essere riconosciuto il merito di essere stato il primo capo di governo italiano a degnarsi di visitare questo paese, come è stato ampiamente sottolineato dalla stampa bulgara. A conferma che la nostra linea non ha pregiudizi, certifichiamo che il sole splendeva su Sofia nonostante la presenza di Prodi, a differenza di quanto avvenne con la visita di Scalfaro che evidentemente è dotato di maggiori poteri. Ciò che invece non cambia mai è l’atteggiamento strafottente nei confronti del contribuente della concessionaria radiotelevisiva RAI. Così come avvenne con Scalfaro il 28 ottobre scorso, anche in questa occasione il Tg1 ha inviato una troupe a Sofia (quanto costa?) per intervistare Prodi sul solito malinconico teatrino della politica interna italiana, chiedendogli una replica all’ultima dichiarazione di Bertinotti… Non una parola sugli incontri con il presidente Petar Stoyanov, il primo ministro Ivan Kostov, il presidente del parlamento Yordan Sokolov, non una parola su cosa diavolo sia venuto a fare Prodi in Bulgaria accompagnato da una sessantina di uomini d’affari. Ben diversa l’attenzione riservata alla visita dalla televisione nazionale bulgara: entrambi i canali vi hanno dedicato lunghi e particolareggiati servizi in apertura delle edizioni di maggiore ascolto.

ROMANO PRODI SULLA STAMPA BULGARA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 13 del 2 marzo 1998]

Il terzo quotidiano per diffusione, lo Standart, dedica alla visita 475 centimetri quadrati in seconda pagina (compresi il richiamo in prima pagina e foto di Prodi tutto contento per la laurea honoris causa), sotto i titoli ROMA CI VUOLE NELLA NATO E NELLA UE (occhiello: La Bulgaria può essere la valvola contro la criminalità internazionale, pensa Prodi) e PRODI: INVESTIREMO NEI VOSTRI TRASPORTI ED ENERGIA, più altri 675 centimetri quadrati di intervista stile “tortellini” alla moglie Flavia in settima pagina. Lo stesso giornale aveva pubblicato anche un’intervista all’ambasciatore Troise alla vigilia dell’arrivo del premier, col titolo L’AMBASCIATORE D’ITALIA: PER NOI LA QUESTIONE DELL’ATTENTATO AL PAPA E’ CONCLUSA.

Alla visita del primo ministro il quotidiano 24 Chasa dedica 400 centimetri quadrati in apertura della seconda pagina, senza richiamo in prima, col titolo PRODI: GUARDATE ALLA ROMANIA!, l’occhiello Roma comprerà 2000 piccole ditte ed è pronta ad aiutarci con il gas da Algeri e il cappello Il premier italiano porta a Sofia 60 businessmen. L’articolo è un brutto pasticcio a quattro mani dove le due giornaliste saltano di palo in frasca senza un filo logico. Più interessante è il trafiletto sotto il titolo Di che cosa sono scontenti gli italiani, a fianco di fotografia ridanciana con Prodi che evidentemente racconta una barzelletta a Kostov. Nell’edizione precedente questo quotidiano aveva pubblicato una pagina sul libro dello storico interprete Asen Marchevski.

L’altro più diffuso quotidiano nazionale, Trud (dello stesso gruppo editoriale tedesco) dedica alla visita tre colonne nel taglio basso della seconda pagina per un totale di 250 centimetri quadrati compresi il richiamo in prima col titolo PRODI CI AIUTERA’ PER L’UNIONE EUROPEA e la foto di Prodi e Kostov salutati dalla banda con gli inni nazionali. Il quotidiano “di qualità” Kontinent riporta della visita con uno stile asciutto e sintetico (115 cm2 in terza pagina senza foto) sotto il titolo ROMANO PRODI: LA PORTA DELL’UNIONE EUROPEA E’ APERTA PER LA BULGARIA. C’è inoltre in prima pagina, metà del taglio alto, una foto di Prodi che rende omaggio al milite ignoto.

Il nuovo mini-giornale Sega (non è pornografico) dedica tutti i 460 cm2 della seconda pagina, senza richiamo in prima ma con due foto, col titolo PRODI PARLA CON KOSTOV DI UE, NATO E GAS. Il giornale comunista Duma riporta la visita nel taglio basso della prima pagina col titolo IL CORRIDOIO NUMERO 8 COMINCIA A MARZO (245 cm2 con foto di Prodi preceduto da militari col passo dell’oca). Il giorno prima lo stesso giornale aveva annunciato la visita di Prodi incensandone le virtù con un articolo di 360 cm2 nel taglio basso della quinta pagina, titolo STAGIONE SOTTO IL SEGNO ITALIANO IN BULGARIA.

Tra i fogli dichiaratamente di partito, il quotidiano filogovernativo Demokratsia dedica alla visita di Prodi l’apertura della prima pagina con il grande titolo L’ITALIA E’ PRONTA PER LA PARTENZA DEL CORRIDOIO NUMERO 8 e l’occhiello Prodi promette imprese di cooperazione e alternative per l’energia, oltre a gran parte della seconda pagina con i titoli SHILIASHKY: LA FORNITURA DI GAS DI ALGERI ATTRAVERSO L’ITALIA E’ REALE; ROMANO PRODI DIVIENE DOTTORE ONORARIO DELL’UNIVERSITA’ DI SOFIA; e LE NUOVE DIMENSIONI DELLA STABILITA’ IN EUROPA, per un totale complessivo di quasi 900 cm2 compresa la foto uguale a quella di Trud.

Il popolare Novinar, più diffuso in provincia, titola L’ITALIA CI SPALLEGGIA PER LA NATO E L’UE, per complessivi 175 cm2 tra l’inizio in prima e la prosecuzione in terza pagina con foto di Prodi che sfodera il papiro della laurea honoris causa insieme a un’inedita faccia feroce. Infine quello che si distingue nel fornire informazioni più concrete è il quotidiano economico-finanziario Pari che in apertura di prima pagina titola IN MARZO FIRMIAMO PER IL CORRIDOIO NUMERO 8, con l’occhiello La Marconi e la nostra Elta svilupperanno le comunicazioni militari e il cappello L’Italia ci aiuta per l’appartenenza alla NATO e alla UE. Dopo la foto con un Prodi ecumenico, l’articolo prosegue in terza pagina per un totale di 385 cm2.

Concludiamo con i settimanali anglofoni della capitale, ai quali della visita di Prodi sembra non potergliene fregare di meno. Tanto poco è lo spazio dedicatovi che possiamo tradurvi per intero il trafiletto su The Sofia Echo: DURANTE la sua visita i Bulgaria questa settimana il primo ministro italiano Romano Prodi ha dichiarato che i businessmen italiani sono pronti a comprare oltre 2.000 piccole società bulgare. L’azienda italiana Marconi ha espresso interesse nella privatizzazione della succursale militare della Società di telecomunicazioni bulgara. Il primo ministro italiano era accompagnato da circa 60 businessmen e 15 giornalisti. I funzionari italiani hanno criticato la burocrazia bulgara, i lunghi controlli doganali ed alcuni articoli della legge sugli investimenti stranieri. [foto di Prodi e Kostov con rispettive mogli]. Impietoso nello spazio dedicato alla visita di Romano Prodi è stato pure l’altro periodico anglo-americano, quello più politicamente orientato, The Sofia Independent, che anch’esso liquida la visita ufficiale in poche righe (20 cm2 senza foto e senza titolo): DURANTE la sua visita ufficiale di un giorno in Bulgaria il primo ministro italiano Romano Prodi ha detto che il governo italiano firmerà il primo protocollo per l’instaurazione del cosiddetto “Corridoio infrastrutturale numero 8”. Nei suoi incontri con gli statisti bulgari Prodi ha anche rinnovato il suo impegno per il sostegno italiano agli sforzi della Bulgaria di integrarsi nelle strutture occidentali.

LA COOPERAZIONE TRA ITALIA E BULGARIA HA UNA DIMENSIONE GEOPOLITICA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 13 del 2 marzo 1998]

La visita di Prodi è stata preceduta il giorno prima da un’intervista pubblicata sul quotidiano Kontinent. Eccone di seguito una traduzione in sintesi

LE PROSPETTIVE per le relazioni tra Bulgaria e Italia sono decisamente buone. Di recente si nota veramente un miglioramento nei contatti che diventano sempre più intensi. Vorrei anche rammentare il viaggio di Oscar Luigi Scalfaro a Sofia il 28 ottobre 1997. io personalmente ho incontrato il presidente bulgaro Petar Stoyanov al summit atlantico di Madrid. Il posto di questo incontro non è stato scelto affatto casualmente. La cooperazione tra la Bulgaria e l’Italia ha un significato, una dimensione inequivocabile che definirei geopolitica. I nostri due paesi, ognuno dal punto della sua posizione e del grado di partecipazione alle istituzioni europee, sono ugualmente e sinceramente interessati che l’Europa diventi sempre più stabile, sicura e prospera. Abbiamo l’interesse che nel nostro continente si affermino i valori comuni della civilizzazione. I nostri due paesi dovrebbero lavorare insieme per il raggiungimento di questi scopi. Questo, appunto, sarà il tema principale dei colloqui che avrò a Sofia con le autorità bulgare.

LA BULGARIA ha già fatto molto per la sua integrazione nelle strutture nord-atlantiche. Apprezziamo specialmente la sua prontezza di agire nei limiti delle iniziative per la pace e la serietà con la quale il vostro paese considera le qualifiche necessarie per potersi integrare e adattare il suo sistema economico per l’ingresso nell’Unione europea. Particolarmente interessanti, secondo noi, sono le numerose forme di impegno della Bulgaria a livello regionale nel campo della difesa così come anche della cooperazione economica. Tutto questo conferma la serietà delle vostre aspirazioni nord-atlantiche. L’Italia non può che incoraggiare la Bulgaria lungo questa strada.

IL FUTURO dei balcani è soprattutto nelle mani dei popoli di questa regione. Questo è valido per la stabilità e per la sicurezza della regione, per il suo sviluppo economico, per la sua sempre più intensa integrazione nel contesto europeo, per una protezione dei diritti umani sempre più responsabile, ed uno sviluppo della democrazia più stabile. In realtà i balcani non sono lontani dall’Italia né nel senso geografico, né politico, né economico. Ecco perché il mio paese dimostra un vivo interesse nelle prospettive per la regione ed ecco perché lì dove è necessario e possibile ha preso dirette responsabilità. Mi riferisco alla partecipazione dell’Italia alla forza di pace in Bosnia, alla quale anche la Bulgaria ha contribuito. Intendo anche l’iniziativa che abbiamo intrapreso per la normalizzazione della situazione in Albania.

SPERO CHE il senso di questi nostri sforzi sarà apprezzato e condiviso in Bulgaria, il paese che ha una funzione chiave per la stabilità della regione. Così i nostri due paesi potranno consolidare la loro cooperazione in questo campo fondamentale.

PER LA BEATIFICAZIONE E’ SUFFICIENTE IL MARTIRIO

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 13 del 2 marzo 1998]

Ha visitato, e vissuto, a Porto Rico, nella Repubblica dominicana, in Madagascar, nelle isole Mauritius e alle Seychelles, non si tratta di un animatore turistico ma di un turista di anime. Sua eminenza monsignor Blasco Collaço è nunzio apostolico in Bulgaria dal 1996. è nato a Goa, in India, e si è laureato in diritto canonico all’Accademia diplomatica del Vaticano. Parla francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo, tedesco e ovviamente il latino. Ecco di seguito la traduzione di alcuni brani di una sua recente intervista al quotidiano 24 Chasa.

Ormai sono veramente stufo di questo tema dell’attentato al papa continuamente riproposto dai medi bulgari. O si parla di una delle tante dichiarazioni di Agca che sono spesso contraddittorie, o si parla di qualche libro pubblicato in Italia o negli Stati uniti, o di un altro legame con i “Lupi grigi”. Capisco benissimo che si tratta di una questione che riguarda la dignità, l’onore della Bulgaria, però pare che i media usino il tema a scopi commerciali. L’attentato contro la vita del papa è un fatto. Sappiamo che l’esecutore di questo atto è Agca, dopo l’attentato, Giovanni Paolo II ha sofferto molto, sia spiritualmente che fisicamente – le sue malattie sono una conseguenza di tutto questo. Tutte le prove dimostrano che Agca non ha potuto agire da solo – chi lo abbia aiutato rimane ancora un mistero. Vorrei aggiungere che il papa ha personalmente perdonato tutti quelli che hanno organizzato questo attentato, e se l’è dimenticato.

Ci sono delle ragioni per le quali il papa non ha ancora visitato la Bulgaria, ma decisamente non è per via dell’attentato. Una delle ragioni è il dissidio della chiesa bulgara. I rapporti del Vaticano con la vostra chiesa non sono sempre allo stesso livello, perché ci sono diverse commissioni che si occupano delle chiese ortodosse. Prima del mio arrivo qui era stato sostenuto pubblicamente che il patriarca Maxim si è opposto ad una visita del papa qui. L’anno scorso abbiamo però ricevuto una dichiarazione da parte sua nella quale c’è scritto che se il papa venisse come capo di stato, invitato dal presidente, lui non si opporrebbe ad una tale visita. Per quanto riguarda le relazioni diplomatiche con la Bulgaria, queste sono state ristabilite nel 1990 ed il primo nunzio è arrivato qui all’inizio del ’91. anche in Vaticano c’è un ambasciatore bulgaro. Ciò è testimonianza di buoni rapporti.

La differenza tra cattolici e ortodossi, tutti noi speriamo di seguire le dottrine di Gesù e nei primi nove secoli tutti noi eravamo cristiani. Successivamente la chiesa si è divisa a causa di differenze dottrinali e disciplinari. Sono comparsi i cristiani ortodossi, e nel XVI secolo i protestanti. Non parlerò delle cosiddette sette, perché non voglio chiamarli cristiani. Tutti noi nelle chiese diverse rispettiamo Gesù, però nelle nostre dottrine ci sono differenze. La nostra differenza principale con la chiesa ortodossa è che quest’ultima, non accetta, non riconosce il potere dato da Gesù al papa. Perciò il papa richiama tutti, specialmente gli ortodossi, a studiarsi questo momento descritto nel Vangelo. Che si cerchi una forma che permetta l’esecuzione di questo ordine di Cristo, e che questa forma venga accettata da tutti.

La canonizzazione dei santi è regolata dalla procedura giuridica che venne accettata nel codice canonico nel 1917. la chiesa ha deciso di stabilire questo processo perché in esso viene coinvolta l’autorità plurisecolare del papa. Di fatto deve essere investigata nei dettagli la vita della persona proposta per diventare santa, i suoi lavori scientifici, e se ha veramente vissuto secondo le virtù della vita cristiana. Ci devono essere dei miracoli veri e propri che la scienza non riesce a spiegare. Perciò l’ammalarsi e il guarirsi si studiano dal punto di vista medico. E se il guarire non si può spiegare in maniera scientifica, allora si tratta davvero di intervento divino. Però come sanno tutti non occorre essere pronunciati santi dal papa per andare in paradiso. Qui parliamo di un certo numero di persone per le quali la chiesa può dire sicuramente che sono in paradiso.

Il vescovo Bosilkov sarà pronunciato “martire beato”. Per essere martire è sufficiente provare che esso è stato ammazzato per il suo credo. Il processo allora è più facile. Secondo la nostra dottrina la morte del martire cancella tutte le debolezze e peccati che abbia commesso durante la sua vita. Può darsi che monsignor Bosilkov abbia compiuto anche dei miracoli, ma questi non sono stati investigati perché il martirio è sufficiente in questo caso, Per adesso è pronto solo il processo relativo a Bosilkov, gli altri tre preti che furono ammazzati insieme a lui sono sotto investigazione. Quanto alla differenza tra beato e santo, in entrambi i casi questo significa che questa persona è già in paradiso, e la chiesa permette che possa essere venerata pubblicamente. In onore del beato adesso si potrebbero fare delle messe. Poi si fanno altre investigazioni e nel canonizzarlo santo si mette il timbro della infallibilità del papa […] alcuni dicono che il vicepresidente Todor Kavaldzhiev abbia espresso il suo desiderio di essere presente alla beatificazione di Bosilkov. Poiché lo conosceva personalmente. So che lui ha fatto anche da testimone al processo per la sua beatificazione. Sarei felice se venisse, anche se non in veste ufficiale.

ALLA SCOPERTA DI NUOVE POETESSE

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 13 del 2 marzo 1998]

BLAGA DIMITROVA è sicuramente la più nota tra le poetesse bulgare contemporanee, anche per essere stata un’attivista per i diritti umani e poi vicepresidente della repubblica. Perciò in questa occasione in cui finalmente riprendono alcune pagine di letteratura bulgara non ci soffermiamo sulla già conosciutissima Dimitrova, quanto piuttosto su alcune giovani, giovanissime poetesse, o comunque ancora poco note, che abbiamo scoperto anche grazie all’aiuto del professor Uberto Malizia. La poesia al femminile è florida in Bulgaria e rifiorisce anche in queste pagine con tre autrici pressoché inedite.

LIDIA ROVNIAKOVA è una cantante lirica di origine russa il cui libro di poesie abbiamo scoperto per caso. DENITSA UZUNOVA, appena diciassettenne, con la poesia Confessione ha ottenuto il premio del Centro culturale europeo “Aldo Moro” di Lecce, conferito a nome del consiglio direttivo dalla presidentessa Clara Minichiello. La cerimonia di consegna del premio alla giovanissima poetessa sta avendo luogo in queste ore a Lecce. IRINA YORDANOVA, autrice della raccolta Fiori di ippocastano,  è la scoperta del prof. Malizia.

MAZZO DI FIORI APPASSITI (di Lidia Rovnyakova)

Un mazzo di fiori appassiti,
un mucchio di lettere,
sparpagliate per terra;
il cuore – come fa male
i sogni deperiscono incessantemente

Pensieri perseguiti nella notte
come foglie secche al vento.
La mia solitudine -
un dolore, un affanno amaro

Sentieri, strade – malanni,
giumelle piene di malinconia,
e di dolore immenso, e lacrime.
E nelle lacrime – l’addio.

CONFESSIONE (di Denitsa Uzunova)

Tra la foresta mi sento vera,
avvolta tra i suoi reconditi segreti.
Sento il sussurro delle foglie.
Il canto ammaliante di uccelli coloriti.
La sua unica padrona sono,
m’abbracciano gli alberi coi rami.
Dalle loro radici vedo il firmamento,
vedo la corsa tra il sole e le nuvole.
Allargo le braccia, come volar mi sento.
Mi libero da ogni pensier sensato.
Insomma, qui è il mio convento,
della mia gioventù il santuario segreto.
Potessi, rimarrei all’eternità.
Potessi, ma me ne devo andar.
La mia foresta mi dona la felicità
Ed è qui che intendo sempre tornar.
Senza tregua i suoi aromi aspirai,
perdendo il senso della realtà.
Essa non mi ha ingannata mai.
Piena di spensieratezza è l’anima mia.
I piedi miei sono coperti di aghi di pino,
di foglie cadute i capelli miei,
mi sono trasformata in foresta,
sento il cuore fior, stracolmo di felicità.

Il buio del mio convento arrivò.
È ora di andare via.
Ma sempre tornerò, finché viva sarò.
Perché solo qui felice veramente sono io.

SPERANZA (di Irina Yordanova)

Attraversa il mare un raggio di sole
Come carezza di rapide labbra,
la notte si fonde e cede, e muore,
bagnata di luce sorge l’alba.

Il suo calore mi abbraccia e sveglia
con mille scintille in tenera danza
davanti agli occhi si scioglie il cielo
e nasce azzurra e bella speranza.

Con un sorriso fatto di fiori
mi porge le mani e mi avvolge
in un mondo diafano colmo di sogni
e mi guida sicura e dolce.

CINEMA ITALIANO A SOFIA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 13 del 2 marzo 1998]

LA SEZIONE CULTURALE dell’ambasciata d’Italia sta dimostrando un preoccupante dinamismo dopo anni di latitanza in sala rianimazione. Infatti dopo la mini-rassegna di febbraio con i film sulla scienza e tecnologia italiane (Caruso e Pavarotti), in questo mese di marzo è la volta del neorealismo cinematografico. In collaborazione con la parrocchia cattolica di San Giuseppe (Sofia, ul. Kniaz Boris 125) verranno proiettati per studenti e docenti bulgari dei film di alto livello quali Ossessione e La terra trema di Visconti (rispettivamente i mercoledì 4 marzo e 1° aprile per le scuole superiori, e i venerdì 6 marzo e 3 aprile per l’università). Ogni mercoledì alle ore 16 e venerdì alle 15.30, secondo lo stesso concetto di riservare l’uno ai liceali e l’altro agli universitari, saranno proiettati i mitici cult movie di De Sica La ciociara (11 e 13 marzo), Sciuscià (18 e 20) e Ladri di biciclette (25 e 27). Il ciclo è già stato inaugurato il 28 febbraio con la proiezione di Francesco di Liliana Cavani.